In Italia, e non solo, il 6 di gennaio una certa tradizione ricorda “tre re magi” che dall’oriente si sarebbero recati alla capanna/grotta di Betlemme per adorare il neonato Gesù.
Sembra però che la storia che non sia andata proprio così.
Infatti, degli interrogativi sorgono spontanei anche solo leggendo la storia narrata nel Vangelo secondo Matteo. Perché dei sapienti astronomi di quelle terre lontane erano tanto interessati alla nascita di un bambino in terra di Giuda? Quale segno videro nel cielo per sapere che quel bambino era nato e che era il Re dei Giudei? Perché intrapresero un viaggio così lungo, costoso e pericoloso? Perché erano così sicuri che a Gerusalemme avrebbero saputo dove trovare “il re dei giudei che è nato”? Perché non ebbero alcuna titubanza nel presentarsi ad Erode che all’epoca regnava ed informarsi presso di lui circa un altro “re” che secondo loro era nato nel suo stesso territorio? E in quale periodo sarebbero giunti a destinazione? Perché portarono un sì grande tesoro ad un bambino sconosciuto di una terra così lontana? Perché lo adorarono, pur avendo il loro re in Oriente?
Alcuni recenti studi biblici e ricostruzioni storiche e scientifiche possono aiutarci in questa riflessione.
Non erano “maghi”, ma “Magi”, che all’epoca significava “Saggi”, ovvero, fondamentalmente, degli astronomi che gli studiosi affermano che presso i Caldei, i Medi e i Persiani erano i sacerdoti.
Non erano re, ma dunque sapienti sacerdoti astronomi provenienti dall’Oriente che, rispetto a Gerusalemme, era la terra dell’antico regno Babilonese. La maggior parte degli studiosi ritengono che fossero discendenti dai discepoli di Daniele, ebreo di stirpe reale o di famiglia nobile (Dn. 1, 3) sapiente, istruito e intelligente (Dn. 1, 4), per i più ritenuto esperto biblista e astronomo. Daniele fu deportato giovane a Babilonia, dove visse durante l’esilio dei Giudei. Egli ebbe da Dio la capacità di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza, oltre al dono di interpretare ogni specie di visioni e sogni (Dn. 1, 17). Il re di Babilonia lo trovò dieci volte superiore a tutti i saggi e astrologi del regno. Il re di Babilonia innalzò Daniele in dignità; lo colmò di numerosi beni e ricchi doni, gli diede il comando di tutta la provincia di Babilonia e lo fece capo supremo di tutti i saggi di Babilonia e rimase alla corte dl re (Dn. 2, 48-49). In pratica, Daniele fu il capo supremo di tutti i saggi sacerdoti astronomi babilonesi per oltre 60 anni (fino al 1° anno del re Ciro, Dn. 1, 21), estremamente benestante e potente in quel regno straniero. E’ diffusa la tesi che i Saggi che partirono alla volta di Gerusalemme fossero non solo discepoli dei saggi sacerdoti astronomi un tempo guidati da Daniele, ma anche Giudei che, una volta finito l’esilio, sarebbero rimasti a Babilonia dove avrebbero continuato a custodire e coltivare gli insegnamenti di Daniele, alcuni dei quali furono rivelati, altri, invece, furono mantenuti segreti fino alla “pienezza del tempo”.
Non erano tre. Dovevano essere un buon numero, con una discreta carovana al seguito (alcuni dicono centinaia, altri perfino migliaia di persone) e soldati per proteggere i tesori che trasportavano. Dovevano essere così tanti e armati che “il re e tutta Gerusalemme fu turbata” (Mt. 2,3) al loro arrivo. Tre erano invece i doni preziosissimi che portarono: oro, incenso e mirra.
Dovevano aver seguito delle congiunzioni astrali, avendo visto la “stella in Oriente” (Nm 24, 17 e Mt. 2,2) del Re dei Giudei che era nato. Fu dunque una certa posizione dei corpi celesti a costituire il segno tanto atteso e, quando i Saggi lo videro nel cielo, seppero che era il momento della nascita del Re promesso e di mettersi in viaggio per andare ad adorarlo ed omaggiarlo con il tesoro preparato per lui. Con la tecnologia di oggi, studiosi e scienziati hanno ricostruito la posizione che gli astri avrebbero avuto nel cielo nel periodo in cui si suppone sia nato Gesù; periodo che ormai la maggior parte degli studiosi concorda per essere settembre dell’anno 3 a.C.. Questi studi avrebbero rivelato che tra l’agosto e il settembre di quell’anno, le congiunzioni dei vari pianeti e la loro posizione nelle costellazioni avevano indicato chiaramente che da una Vergine nasceva il Re, il Giusto, il Leone.
Avevano aspettato 600 anni e di generazione in generazione, i Saggi dovevano essersi tramandati il grande segreto. Quindi organizzarono il viaggio e giunsero a Gerusalemme tempo dopo la nascita del Messia. C’è chi sostiene 1 anno, chi 1 anno e 2 mesi. Comunque non oltre 2 anni, dato che Erode ordinò e fece uccidere tutti i maschi dai due anni in giù, “secondo il tempo del quale si era esattamente informato dai Saggi” (Mt. 2, 7; 16). Voleva togliere di mezzo ogni possibile pretendente al suo stesso regno.
Non trovarono il bambino in una mangiatoia. Questo onore lo ebbero solo i pastori. I Saggi infatti lo trovarono in casa, con Maria, sua madre (Mt. 2,11). E’ altamente probabile peraltro che non avessero trovato il bambino a Betlemme, dove è però possibile che siano comunque andati dopo aver parlato con Erode il Grande; ma più verosimilmente a Nazareth, dove Giuseppe e Maria avevano già fatto ritorno (Mt. 2, 39) una volta trascorsi i 40 giorno dalla nascita di Yeshua per la purificazione rituale della madre. Comunque dove i segni celesti visibili al tempo dell’arrivo dei Saggi, che ricordiamo essere avvenuto entro, ma non oltre i due anni dopo la nascita di Yeshua, indicarono dove avrebbero trovato il bambino. E lì infatti lo trovarono.
I doni dovevano essere di grande quantità e valore. Ciò giustifica la presumibile imponenza della carovana dei Magi che turbò tutta Gerusalemme. Alcuni studiosi ritengono che, siccome Daniele non ebbe figli, doveva aver lasciato i suoi beni e le sue ricchezze (dopo il re, come Giuseppe in Egitto, Daniele era l’uomo più importante del regno di Babilonia) per il Re dei Giudei che sarebbe nato a tempo debito. I doni che i Saggi portarono potevano benissimo essere l’eredità di Daniele. Per esempio, sappiamo che il giorno della circoncisione di Gesù, i suoi genitori non potevano permettersi di offrire un agnello come sacrificio, ma solo un paio di tortore e due giovani colombe. Non avevano tanti soldi allora. Ma, dopo la visita del Saggi, poterono fuggire in Egitto, là rimanere per un certo tempo e ritornare a Nazareth. I doni dei Saggi erano la provvista a disposizione del Re per i suoi spostamenti. E si dice anche, per deduzione, che durante il suo ministero è probabile che Gesù sia stato sostenuto non solo dai beni delle fedeli donne che aveva al seguito, ma ancora dai famosi e preziosi doni dei Saggi.
Fu un grande evento che sembra essere stato travisato nei secoli. Grazie a Dio oggi possiamo capire di più e anche questo grande mistero inizia a svelarsi. Il segno cosmico apparso in Oriente era che da una Vergine era nato il Re giusto, era sorto il Sole di Giustizia, era venuto al mondo il Leone di Giuda. E i Saggi di Oriente, che ne avevano custodito il segreto, probabilmente grazie alle istruzioni di Daniele seppero riconoscere il segno astronomico e messisi in un lungo viaggio con fiducia, portarono al re dei Giudei il tesoro preparato e custodito per lui e, una volta giunti alla sua presenza, caddero a terra e lo adorarono.
Maurizio Tiezzi