La dottrina trasformata in parola vivente ed efficace nella mia vita.
Ho guardato alla mia vita e mi sono resa conto che la posso riassumere in tre tempi. Il primo, durato diciotto anni, l’ho completamente dimenticato, rimosso e quindi, in qualche modo, perduto.
Il secondo è durato più o meno trent’anni, caratterizzato da una dicotomia importante tra il mio dentro, dove mi sentivo inadeguata, confusa, insicura e inefficace, e il mio fuori, dove mascheravo il tutto con un atteggiamento aggressivo, determinato, a volte quasi maschile, mirando sempre al massimo, prima negli studi e poi nel lavoro.
Il risultato di questa divisione fu l’immersione completa in un viaggio lunghissimo e concitato fatto di cartomanzia, letture della mano, anni di psicanalisi, corsi e sedute di reiki, letture e studi sulla regressione temporale, costellazioni familiari, terapia bioenergetica, corsi e sedute di analisi transazionale … e questo girando in lungo e in largo. Mi definivo una donna alla ricerca dell’illuminazione.
Cosa intendessi allora per illuminazione non lo so esattamente. So soltanto che cercavo disperatamente delle risposte su quel mio sentirmi così latentemente triste, arrabbiata e così inadeguata, soprattutto nell’intimità delle mie relazioni sentimentali.
Ebbene, in ogni step di questo viaggio mi furono confermati quei pochi flash migrati da quell’adolescenza dimenticata, accuratamente nascosti, relativi ad abusi subiti. Il che spiegava tante cose, ma non curava. Anzi.
Mi ero intanto laureata con il massimo dei voti, avuto relazioni, anche importanti, delle quali avevo ogni volta architettato dolorosamente la fine. Mi ero sposata, avevo avuto due aborti spontanei, un divorzio difficile. E avevo scoperto casualmente di essere posseduta da demoni. E tanti, almeno così mi fu detto.
Da qui, l’inizio della mia odissea fatta di esorcismi insistenti e anche violenti, nei quali solo adesso vedo l’assoluta incapacità di dare a Gesù il ruolo che ha di Salvatore e Vincitore, ingigantendo piuttosto la forza di un demone in realtà già vinto e togliendo dignità alla persona da liberare, a me in questo caso.
Furono questi però gli anni in cui mi resi conto che Gesù era qualcosa di più di un nome, che c’era altro dietro la semplice definizione di Figlio di un Dio per me lontano. Una sera, dopo uno dei primi esorcismi in una piccola cappella, ricordo che senza pensare mi staccai dalla sedia dove ero seduta e mi lanciai verso il crocifisso attaccato alla parete e lì restai in lacrime guardandolo dal basso sentendo che solo lì ero al sicuro. Da allora ogni mattina e ogni sera dovevo entrare in chiesa, una qualunque, e sedermi sotto un crocifisso. Ricordo che un pomeriggio in cui stavo male trovai chiusa la chiesa vicino casa. Dalla vetrata vedevo il crocifisso all’interno e mi attaccai lì, mi spalmai sul quel vetro, in lacrime, fissandolo e chiedendo aiuto.
Nella mia ignoranza sul disegno di salvezza di Dio, sentivo che solo Gesù su quella croce poteva salvarmi.
Dagli esorcismi passai alle liberazioni (avevo, infatti, lasciato la chiesa cattolica per seguirne una evangelica). Guidata finalmente nel riconoscere come e perché avevo peccato e nel chiedere perdono a Dio per ognuno dei miei errori, iniziò una nuova fase di quel secondo tempo della mia vita, in cui leggevo la Bibbia e seguivo regolarmente studi della Parola. La mia ricerca di Dio era appassionata, oserei dire bulimica: ascoltavo prediche su prediche, seguivo corsi e facevo seminari, partecipavo a conferenze. Non importava dove dovevo andare, bastava si parlasse di Dio e di quel Figlio dal quale sentivo che tutto dipendeva.
Ero assetata della Parola, ma bevevo senza ordine e continuavo ad avere dentro un latente senso di condanna. Le liberazioni cui mi sottoponevo, ancora frequenti, erano sì meno violente ma sembrava non dovessero avere mai fine. Concentrata com’ero a liberarmi da qualcosa, era come se corressi guardandomi sempre le spalle… e correvo…correvo …dimenticando di vivere e soprattutto di vivere una vita cristiana da figlia di Dio quale ero, avendo riconosciuto con tutto il cuore Gesù come mio unico Signore e Salvatore.
Lo spartiacque tra tutto questo, che io chiamo il mio PRIMA, e il mio OGGI è costituito da Cantonuovo. Ora rivedo come il Signore, con la sua delicatezza e il suo garbo, mi ha portata passo dopo passo fino li, dove Dio è vissuto e rivelato agli altri nella sua essenza, senza aggiunte né omissioni; dove il comandamento di Gesù di amarci gli uni con gli altri è portato a compimento; dove il pregare gli uni per gli altri è una costante e l’ascolto autentico.
Sono stati gli insegnamenti così pieni di entusiasmo, le preghiere, le lodi e la guida spirituale appassionata e instancabile che vi ho trovato a dare inizio in me a un processo di verità e di esperienza dello Spirito Santo, che mi sta trasformando. Ho potuto fare ordine, finalmente.
Definitivamente liberato dai lacci il mio spirito, ho avuto la grazia di fare esperienza di Dio e del suo amore! E la dottrina si è trasformata in parola vivente ed efficace nella mia vita.
Ho sperimentato la sua pace, la sua gioia, ho provato dentro di me un amore verso gli altri che mi ha sorpresa per come mi ha invasa: un amore dirompente, incontenibile, commovente, assoluto.
La mia preghiera negli ultimi anni è sempre stata questa: “Signore liberami e insegnami ad amare”, e Lui mi sta esaudendo, facendomi sentire che quello che ho provato in questi ultimi tempi è solo una parte dell’amore con cui Lui ama anche me! Sta togliendo le maschere, frantumando copioni, rivelando ogni bugia con la quale il diavolo tenta ancora di riportarmi su vecchi schemi. Ma Dio è fedele e trasforma ogni cosa in un’opportunità d’insegnamento e avvicinamento a Lui. E mi ascolta e mi libera ogni volta.
Accettando Gesù nella mia vita, sono passata dal cacciare il maligno al capire chi sono, ad assaporare cosa vuol dire essere figlia di Dio, a trovare il mio vero sé e la mia vera identità.
La prima volta che tutti pregarono insieme per me e altre due persone mettendoci al centro di un cerchio fatto di mani, di preghiera e canto nello spirito, chiusi gli occhi e sentii per la prima volta di appartenere a qualcosa di unico, mi sentii parte di un tutto. Mi sentii anch’io degna di ricevere gratuitamente attenzione e amore.
E sentii che il mio posto era lì.