Sono cresciuta in un piccolo paese dove tutti si conoscevano (vecchi, piccoli, grandi), dove le persone andavano in chiesa, osservando le abitudini e le tradizioni ereditate dalle generazioni precedenti. Quasi tutti nel nostro villaggio erano cattolici e andare in chiesa era una parte della vita normale.
Se eri nato in una famiglia cattolica, appartenevi alla Chiesa cattolica e vivevi di conseguenza mantenendo la tradizione familiare e dimostrando così che anche tu eri credente.
Nella nostra famiglia non era possibile dire che non volevi andare in chiesa. Quindi ho accettato molte cose da bambina, perché erano gli altri a decidere per me come vivere la mia vita e la mia fede. Era essenziale osservare i comandamenti di Dio, le abitudini e le tradizioni popolari.
Ho così vissuto una vita piena di rituali religiosi, di abitudini e tradizioni popolari. Una delle molte tradizioni popolari era, in caso di malattia, la visita delle ‘nonne’ del villaggio, i guaritori. Usavano vari incantesimi, carboni ardenti, erbe, eseguivano rituali di purificazione, incantesimi per respingere il male, specialmente le malattie.
Nell’educazione, era importante obbedire alle autorità – genitori, insegnanti, sacerdoti – e obbedire significava fare tutto ciò che dicevano, niente proteste. Un’altra cosa importante era non fallire, fare tutto alla perfezione, senza errori. Ho imparato che per una vita felice era importante non commettere errori e fare tutto ciò che ti dicono. E nel modo in cui mi relazionavo alle autorità, così mi costruivo anche il mio rapporto con Dio. Per me, Dio era qualcuno che sicuramente esiste, qualcuno molto importante, il più importante, ma molto distante, impersonale, a cui non interessano i miei vissuti, le mie emozioni. Qualcuno che supervisiona semplicemente il mio comportamento e che mi punisce se commetto un errore o non eseguo un ordine. Dio per me voleva dire un giudice severo, a cui dovevo rendere conto dovendo fare solo quello che dice.
Un piccolo cambiamento avvenne quando fui invitata a un gruppo cristiano giovanile, dove i giovani parlavano di Dio in un modo diverso, improvvisamente cominciai a vedere che c’erano giovani la cui famiglia ed esperienza di fede non era la stessa della mia. È qui che sono iniziate le prime domande e ho anche iniziato a desiderare qualcos’altro, in particolare una diversa relazione con Dio.
Dopo aver finito il liceo, mi sono trasferita in una grande città. Anche se lontana da casa, per me era importante vivere come mi avevano insegnato in famiglia e nel paese. Avevo molta paura delle persone non credenti: non cattolici. E così li evitavo, trovavo sempre cattolici credenti con i quali mi sentivo al sicuro.
La svolta è arrivata quando mi sono innamorata e ho iniziato a costruire una relazione, pensando che ci saremmo sposati e avremmo vissuto insieme fino alla morte. Ma dopo otto mesi, il mio fidanzato ha interrotto la nostra relazione. Tutto ciò che avevo sognato e progettato è crollato. Fu allora che è iniziata la mia depressione. La vita improvvisamente ha perso il suo interesse, non vedevo alcun futuro davanti a me. In quel momento ho iniziato a chiamare Dio, nella mia oscurità, in qualche modo. Ero disperata, implorando la forza per sopravvivere un altro giorno, avevo bisogno di essere tirata fuori dall’abisso dell’oscurità. In questo momento difficile, ho ricevuto un invito per un incontro di rinnovamento nello Spirito Santo – carismatico. Qui ho sentito per la prima volta cose nuove su Dio, Gesù Cristo e Spirito Santo. Li, per la prima volta hanno pregato per me per essere riempita con lo Spirito Santo. Per la prima volta ho sentito che Gesù è vivo e sono stata toccata da qualcosa di soprannaturale. É cresciuto in me il grande desiderio di conoscere di più lo Spirito Santo e Gesù Cristo, di vivere spiritualmente.
Anche se ho conosciuto e sperimentato il Signore vivo e che lo Spirito Santo è in me, continuavo a vivere ancora con le convinzioni con le quali ero cresciuta e secondo cui avevo sempre agito. C’era ancora la mia depressione, il vuoto di non essere me stessa, compiacenza, ecc. Ho sentito dire che Gesù porta la libertà, che io sono libera in Lui, ma non mi sentivo né vivevo in quel modo. Ho assaggiato un po’ di cielo, ma allo stesso tempo sono caduta a terra. Semplicemente non vivevo ancora la vita dei primi discepoli, ciò che è scritto negli Atti degli Apostoli e che mi affascinava tanto.
Questo è cambiato quando ho partecipato ad un evento cristiano dove ho incontrato persone del Cantonuovo. Quando hanno iniziato a pregare, sono successe delle cose di cui leggevo negli Atti degli Apostoli e che desideravo sperimentare. Sapevo di volerlo. Volevo la vita che avevano loro. E non si trattava solo di come pregavano, ma di come vivevano. E allo stesso tempo avevo paura. Perché sapevo che la vita non sarebbe stata più la stessa.
Attraverso la preghiera di liberazione ho sperimentato molto chiaramente che il Regno di Dio è già qui. Arrivò il momento in cui iniziarono a pregare per me, improvvisamente le mie mani iniziarono a tormentarmi, come se una forza passasse attraverso di loro, un’esperienza fisica che non mi ero inventata. Stava succedendo qualcosa, stavo vivendo qualcosa di inspiegabile. E attraverso questa esperienza, ho saputo che c’è una soluzione ai miei problemi, che c’è una strada e che ci sono le persone che già la percorrono.
Queste persone, attraverso le quali il Signore agiva perché si rendevano pienamente disponibili al Signore, mi aiutarono a essere libera e a iniziare a vivere in quella libertà. Oggi, in questo momento più incerto che mai, posso provare la certezza che solo Lui dà.
Grazie, Signore, per tutto quello che hai fatto nella mia vita e per quello che farai, per avermi dato il Cantonuovo come famiglia. Ora sono felice.