Sono cresciuto in una famiglia cattolica, in cui erano presenti anche varie persone cosiddette “consacrate”.
Fino a 30 anni sono stato immerso nella cultura cattolica frequentando la vita di parrocchia con vari compiti e cariche. Intanto crescevano sempre di più dentro di me alcune domande che continuavano a non aver risposta ma che sembrava dovessi accettare per come si presentavano: domande e basta.
Nel 1998 ho fatto una prima brevissima esperienza con un modo di pregare diverso, di tipo prevalentemente carismatico, ma l’ho rigettato. Per me non esisteva altro se non la tradizione del cattolicesimo. Mi sentivo già arrivato al termine del percorso con Signore. Mi facevo paladino di un Dio plasmato sui miei desideri e culti, con il quale non avevo mai avuto una relazione personale e intima. Ma Dio ebbe pazienza.
Nel 2004 inizio una relazione sentimentale con una ragazza e con lei mi si riaprono le porte di una nuova relazione con Gesù. Pur avendo lei già conosciuto il Cantonuovo, la nostra relazione con il Signore era di tipo prevalentemente carismatico e per me è stato tutto fuorché facile. Seguivo insegnamenti diversi da quelli del cattolicesimo SOLO per stare insieme a lei.
Nel 2006 ci sposiamo e nell’ottobre 2007 avviene quello che fino a poche settimane prima era per me assolutamente impensabile: durante una predicazione sentita al Cantonuovo sul Regno dei Cieli cambia radicalmente qualcosa in me e nel mio modo di pensare il Signore, cambia il mio rapporto con Lui. Sento che si sgretola un muro fatto di certezze di paglia, autoconvinzioni o convinzioni indotte che crollano come le mura di Gerico. Il Vangelo per la prima volta mi appare non più un libro dogmatico, ma un libro di vita. Questa nuova convinzione genera qualcosa di ancora più impensabile nella mia vita: la lode, che avevo sempre giudicato una modalità inammissibile di preghiera a Dio, inizia ad assumere un valore diverso per me. Avevo sempre considerato la lode priva di senso o qualcosa di relegato a un libro di preghiere rituali da ‘dover’ pronunciare in un impeto di misticismo o di introspezione della giornata. Ma Dio ebbe pazienza con me.
Dopo la predicazione del Regno e dopo aver accettato il Signore come nuovo “Amico”, ebbi di nuovo la certezza che tutte le tessere del puzzle fossero al posto giusto. Nel frattempo nacquero i miei figli e lasciai con il matrimonio la casa di origine alla quale erano legati più momenti tristi e di divisione familiare che felici. Ma a partire da quel momento vissi di nuovo la ripetizione della mia grande debolezza: la passività che, per l’ennesima volta, mi portò alla convinzione e all’atto di superbia di pensare che tutto si fosse sistemato. Avevo un lavoro, una moglie, dei figli, vivevo in una casa meravigliosa e…all’occorrenza avevo anche chi pregava per me. Non avevo però considerato che Gesù ci invita a cambiare vita, non a migliorare il nostro stile di vita o semplicemente a cambiare religione o chiesa.
Qualche anno fa, a seguito di una grave crisi di coppia, il nostro matrimonio si interrompe e nel giro di due settimane anche il lavoro subisce una brusca frenata: dopo pochi mesi mi ritrovo da solo, nella casa di origine che avevo lasciato anni prima, senza uno dei miei genitori morto nel frattempo dopo una lunghissima malattia e, aspetto che mi causò il maggior dolore, senza la felicità di svegliarmi tutte le mattine sotto lo stesso tetto con i bambini. Di fatto quello che mi era rimasto era una vita part-time: part time con i bimbi con i quali stavo 2-3 giorni alla settimana, part time col lavoro che mi dava uno stipendio dimezzato che a malapena era sufficiente per me.
Avevo toccato il fondo: era giunto quindi il momento di farmi correggere dal Signore, di farmi plasmare da Lui e di ripartire da zero. Questo avvenne, ma NON velocemente, NON senza dolore, NON senza aver provocato sofferenza, NON senza errori.
In tutto questo tempo, Gesù ha usato l’amore paziente di un padre che vuole crescere e dare tutto se stesso al figlio, tutto il suo tempo, tutta la sua sapienza e tutto il suo equipaggiamento. Il periodo di correzione, che è durato anni e non è ancora terminato, è iniziato con una frase del Vangelo che tutti i giorni mi risuonava nel cuore ”Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto.” Ha prodotto un risultato importante: la battaglia intrapresa contro la passività e la superbia di ritenersi arrivati al traguardo, sistemati. Dio ha messo lungo la mia strada amici straordinari, gli amici del Cantonuovo che – cito le loro parole – hanno sempre fatto il tifo per me, pronti ad ascoltarmi, pazienti nell’aspettarmi e felici di riabbracciarmi ad ogni occasione. Ho sentito sempre la loro preghiera su di me, anzi su di me e su di noi.
Sì noi, perché dopo quasi sei anni esatti il tempo benedetto di correzione ha dato uno dei suoi frutti. La relazione con mia moglie ha ricevuto dal Signore un nuovo start, un nuovo impulso e, mentre di fuori continuavo a vedere soltanto divisione, battaglie legali, tradimenti e soprusi, nella mia vita le cose stavano andando nettamente in controtendenza. Solo con il Signore possono avvenire questi veri miracoli di riconciliazione!
Restando fedele alla sua parola e alle sue promesse, restando fedele al poco che mi era rimasto, col tempo anche il lavoro ha ricevuto un impulso nuovo e di nuovo tutti i giorni posso svegliarmi sotto lo stesso tetto con i bambini.
Sembra un controsenso, ma ringrazio il Signore per il tempo di correzione che mi ha concesso, ringrazio il Signore di avermi fatto sbattere la faccia contro le difficoltà. Forse il tempo di correzione è stato il regalo più grande che ho ricevuto da Gesù. Ho imparato a fidarmi di Lui, ad amare la sua giustizia, a riconoscerlo come unico Signore della mia vita e a lodarlo per le meraviglie, anche quelle meno visibili, che ha operato e ancora opererà in me.
Già la lode: si è rotto nel tempo anche il velo che impediva al mio cuore di lodarlo con tutto se stesso.
Quanto è bello, Signore, saltare e cantare inni al tuo nome!